La nostra storia
Cento anni di storia del Dipartimento di Scienze Chimiche:
dalla fondazione nel 1862 ai giorni (quasi) nostri
Scritta da Lelio Mazzarella
I primi cento anni degli Istituti Chimici - "L'illustre Prof. Sebastiano De Luca fondò nell'anno 1862 il nostro Istituto Chimico. Prima di quell'epoca, puossi bene affermarlo, Napoli non aveva una Scuola di Chimica, ond'è che l'opera di De Luca segnò un vero ed importante progresso. Nell'adattamento del locale –un antico e lungo porticato posto a Nord dell'edificio universitario – si cercò di imitare i Laboratori di Francia, senza dubbio i migliori del tempo, ma che oggi non rispondono più agli immensi e continui progressi della Scienza. E' per questo che l'attuale Istituto, buono anch'esso una volta – rimasto nello stato preciso della sua fondazione – lascia ora molto a desiderare. La parte migliore ne è l'anfiteatro, posto nel centro del Laboratorio, e che lo divide in conseguenza in due parti quasi staccate. Alcune sale di lavoro sono ben ventilate ed illuminate, ma tutte risentono del difetto di origine, cioè a dire, essendo esse situate l'una di seguito all'altra, non può evitarsi il continuo passaggio del personale del Laboratorio, la qualcosa se è sempre un grave inconveniente, è gravissimo poi allorquando si fanno lavori, che richiedono molta attenzione."
Queste parole sono tratte dal documento Notizie intorno alla origine, formazione e stato presente della R. Università di Napoli, redatto per presentare l'università napoletana alla Esposizione Nazionale di Torino del 1884. Esse riguardano l'Istituto Chimico ed espongono i disagi per una sistemazione logistica tutt'altro che favorevole in un campo particolarmente delicato, quale appunto è quello della didattica e dalla ricerca nel campo della Chimica, una disciplina che, particolarmente in quell'epoca, era ancora del tutto di tipo sperimentale. Undici anni prima, da un'analoga relazione, redatta da Luigi Settembrini per la presentazione dell'Ateneo alla Esposizione Universale di Vienna del 1873, traspariva una valutazione più positiva, anche perché, probabilmente, si era più vicini agli anni, carichi di aspettative e di rinnovamento, seguiti alla caduta dell'ultimo Borbone.
L'inizio infatti, ben documentato, di una decorosa localizzazione delle attività di tipo chimico nell'ambito dell'Università di Napoli, risale al momento in cui, dopo l'entrata di Garibaldi a Napoli nel Settembre del 1860, venne affidato a Francesco De Sanctis l'incarico di rinnovare ex imis l'istruzione universitaria, che era andata progressivamente declinando, particolarmente nell'ultima parte del regno di Ferdinando II. Come è noto, nell'arco di un mese, ben 34 professori della precedente istituzione furono esonerati, e tra essi entrambi i rappresentanti della chimica nell'Università napoletana: Domenico Presutti e Francesco Saverio Scarpati, che ricoprivano rispettivamente le cattedre di Chimica filosofica e di Chimica applicata alle arti. Proprio per la Chimica il progetto riformatore di De Sanctis era stato particolarmente ambizioso, anche per la fortunata coincidenza di avere come stretto collaboratore Raffaele Piria, unanimemente considerato il fondatore della Chimica italiana. Piria (1813-1867) era un calabrese che aveva completato il suo percorso universitario a Napoli presso il Collegio Medico-Chirurgico, laureandosi in Medicina nel 1834. Subito dopo aveva trascorso un lungo periodo in Francia presso i laboratori di Dumas, che avrà più volte per lui parole di profonda stima. Ritornato a Napoli nel 1839, aveva aperto in via Costantinopoli una scuola privata di Chimica, molto ricercata da coloro che volevano approfondire le conoscenze di questa disciplina. Poco dopo aveva dovuto lasciare Napoli per le sue posizioni politiche. A Pisa, dove era stato chiamato a ricoprire la cattedra di Chimica, confermò le sue brillanti doti di ricercatore nel campo della Chimica Organica e vi fondò insieme a Carlo Matteucci, che aveva conosciuto nei laboratori di Dumas, la rivista Il Nuovo Cimento. Nel 1848, insieme a Leopoldo Pilla, che morì nello scontro, ed altri colleghi, guidò gli studenti che combatterono a Curtatone e Montanara. Nel 1855 Piria lasciò Pisa per trasferirsi presso la cattedra di Chimica Organica dell'Università di Torino.
Nella riforma varata da De Sanctis le due cattedre di chimica rimaste vacanti furono rinominate Chimica inorganica e Chimica organica. De Sanctis riuscì a convincere, dopo lunghe trattative, Sebastiano De Luca (1820-1880), allora professore presso l'Università di Pisa, a trasferirsi sulla cattedra di Chimica inorganica. De Luca, calabrese come Piria, di cui aveva seguito il corso privato di chimica nel 1839 a Napoli, era poi emigrato, anche per ragioni politiche, in Francia, dove aveva incontrato i maggiori chimici dell'epoca ed aveva instaurato una feconda collaborazione con Marcellin Berthelot. Era poi succeduto a Piria sulla cattedra di Chimica a Pisa, dove aveva sviluppato con successo, sulla scia del suo predecessore, una intensa attività di ricerca prevalentemente nel campo della chimica organica. De Luca pose come condizione per il suo trasferimento a Napoli la disponibilità di una sede sufficientemente ampia per la creazione di un laboratorio chimico funzionale e ben fornito. Questo fu localizzato nei locali rimessi a nuovo per l'occasione e ritenuti ormai insufficienti nella relazione del 1884, citata all'inizio di questa breve introduzione. I locali, riportati in figura, sono quelli al secondo piano dell'edificio in via Mezzocannone 8, attualmente occupati dalla Società Nazionale di Scienze Lettere ed Arti e dall'Accademia Pontaniana. (La figura è tratta dal libro di Giuseppina Pugliano "Le accademie napoletane di via Mezzocannone. I restauri dell'antica sede e la rinascita nel secondo dopoguerra". Memorie dell'Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti della Società Nazionale di Scienze Lettere e Arti in Napoli. Per gentile concessione dell'Autrice).
De Luca a Napoli rinuncerà rapidamente alla sua attività nell'ambito della ricerca di base, che aveva caratterizzato il periodo trascorso in Francia e nell'università di Pisa, ma avvierà una estesa attività nei campi più disparati, imponendo l'immagine della chimica come una scienza centrale per lo studio e controllo delle attività umane e dell'ambiente. Particolarmente importante la sua attività divulgativa e di didattica con la pubblicazione di un testo per le lezioni, intitolato Elementi di Chimica Industriale compilati sull'edizione francese del Dizionario di Chimica Industriale pubblicato da Barreswill e A. Girard, in cui viene dato largo spazio alle applicazioni industriali della chimica inorganica e organica. Egli inoltre fondò una Associazione delle Conferenze Chimiche e diede vita al periodico L'Incoraggiamento. Giornale di Chimica e di Scienze affini d'industria e di arti, in cui venivano pubblicate le discussioni su temi chimici di attualità svolte da parte di assistenti e studenti nell'ambito dell'Associazione. De Luca divenne anche proprietario della Solfatara, ancora oggi nelle mani dei suoi discendenti. Per queste sue molteplici attività De Luca può a ragione essere considerato il fondatore della Chimica napoletana. Nell'attuale Dipartimento delle Scienze Chimiche è presente un suo busto in bronzo prodotto dallo scultore Ignazio Albano nel 1882. A suo nome, la Sezione Campania della Società Chimica Italiana ha occasionalmente consegnato una medaglia d'oro a importanti esponenti della scuola chimica napoletana, tra cui Rodolfo Nicolaus, Paolo Corradini e Alessandro Ballio.
Il disegno di De Sanctis di fondare a Napoli una scuola chimica di eccellenza, con il tentativo di far trasferire nell'Università partenopea anche Stanislao Cannizzaro, non ebbe successo, perché questi, malgrado le pressioni di De Sanctis e di Piria, preferì optare per la cattedra di Chimica a Palermo, nella sua Sicilia. Purtroppo anche l'assegnazione della cattedra di Chimica Organica a Piria, che aveva accettato di trasferircisi da Torino non appena si fosse liberato dagli impegni politici, venne meno per la sua morte prematura avvenuta a soli 54 anni. L'insegnamento di Chimica Organica fu prima svolto per un anno da Raffaele Cappa e per un triennio da De Luca, in attesa della venuta di Piria, quindi ancora per un biennio da Raffaele Napoli ed, infine, definitivamente associato a quello di Chimica Generale in un'unica cattedra retta dal De Luca. Un suo allievo originario di Messina, Orazio Rebuffat (1862-1938), diventerà ordinario di Chimica docimastica presso la Scuola di Applicazioni per Ingegneri di Napoli, trasformata nel 1904 in Scuola Superiore Politecnica e infine assorbita nel 1935, come Facoltà di Ingegneria, nell'Università di Napoli.
Busto di Agostino Oglialoro Todaro (1847-1923), Direttore dell'Istituto di Chimica dal 1883 al 1922. Sul retro la firma di Ignacio Albano che lo scolpì nel 1898 (In dotazione al Dipartimento di Scienze Chimiche)
Alla morte di De Luca, la cattedra di Chimica Generale fu occupata da Agostino Oglialoro Todaro (1847-1923), un chimico siciliano cresciuto alla scuola di Cannizzaro e di Paternò, che era succeduto a Cannizzaro, quando questi si era trasferito all'Università di Roma. Al momento della sua chiamata a Napoli, Oglialoro aveva svolto insieme a Paternò in Sicilia interessanti ricerche nel campo della chimica organica, sul cloralio, sulla costituzione della picrotossina, sulla sintesi di acidi non saturi; in particolare, il lavoro sull'acido fenilcinnammico rappresentò un importante contributo al chiarimento del meccanismo della reazione di Perkin, ora nota come reazione di Oglialoro-Perkin, ed aprì la via alla preparazione di un gran numero di nuove sostanze. Tuttavia, come già si era verificato per il suo predecessore, Oglialoro svolge a Napoli una sempre meno intensa attività scientifica, spesso impegnato in ruoli istituzionali di rilievo dell'Ateneo napoletano, dove fu per due volte Rettore. La sua figura è rappresentata da un busto in bronzo, anch'esso opera dello scultore Ignazio Albano nel 1898, presente nel nostro Dipartimento, e scolpito, cosa che desta una certa perplessità, mentre ricopriva la carica di Rettore, oltre vent'anni prima della sua andata in pensione. Durante la sua direzione, venne portato a compimento, nell'ambito dei lavori del Risanamento, la costruzione del corpo centrale dell'università sul Rettifilo e dei due corpi arretrati con ingressi, rispettivamente, su via Tari e su via Mezzocannone 4. Nel primo si trasferisce l'Istituto di Fisica e nel secondo quello di Chimica, dove resterà per circa novanta anni.
Malgrado lo scarso impegno di Oglialoro nell'attività di ricerca a Napoli, alla sua scuola crescono due ricercatori, Marussia Bakunin (1873-1960) e Francesco Giordani (1896-1961), che saranno un punto di riferimento della chimica napoletana ed anche italiana nella prima metà del Novecento. La Bakunin si laurea in chimica nel 1895, l'anno dopo sposa Oglialoro, ormai cinquantenne, e quasi subito incomincia a condurre in prima persona le linee di ricerca del marito, allargandone le prospettive; sviluppa così i temi riguardanti alcuni derivati dell'acido cinnammico, il meccanismo della reazione di Oglialoro-Perkin, le transizioni cis-trans attivate dalla temperatura o dalla radiazione, la struttura e proprietà della stricnina e della morfina, la costituzione della picrotossina, ed alcune pionieristiche ricerche nel campo della fotochimica. Dal 1906 è incaricata, e dal 1912 professore di ruolo, sulla cattedra di Chimica organica presso la Regia Scuola Superiore Politecnica di Napoli, nel 1936 si trasferisce sulla cattedra di Chimica Industriale di quella che è ormai diventata Facoltà di Ingegneria, inglobata nell'Università di Napoli. Nella Facoltà di Scienze ha dal 1909, per alcuni anni, l'incarico di Applicazioni della chimica e dal 1933 quello di Chimica organica; vi si trasferisce definitivamente come professore ordinario della stessa disciplina nel 1940, dove resta fino a quando nel 1948 va in pensione. Anche per la Bakunin gli interessi scientifici volgono progressivamente verso gli aspetti applicativi della Chimica, sia sul piano scientifico che didattico. Si occupa, tra l'altro, degli scisti bituminosi dei Monti Peloritani e dei Monti Picentini nella provincia di Salerno, sia in vista di un eventuale sfruttamento industriale sia per la produzione di ittiolo, un olio che veniva utilizzato a fini medicinali.
La famosa fotografia, scattata nel 1896 in occasione dei festeggiamenti per il 70° compleanno di Stanislao Cannizzaro, è per molti aspetti altamente emblematica. Sull'estrema destra della foto, unica donna, la Bakunin sembra che entri quasi di soppiatto nel gotha nazionale dei professori di Chimica. Nella fotografia sono contrassegnati i tre professori di Chimica presenti a Napoli in quel periodo: Oglialoro di Chimica Generale (1), Arnaldo Piutti (1857-1958) di Chimica Farmaceutica (2) e Orazio Rebuffat (1862-1938) di Chimica Docimastica (3). La Bakunin ha appena ventitré anni, è laureata da un anno, ma è già moglie di Oglialoro, e ha rapporti epistolari con Cannizzaro ed altri professori della Chimica nazionale; sarà eletta socia dell'Accademia Nazionale dei Lincei nel febbraio 1947, la prima donna della Classe delle Scienze fisiche, matematiche e naturali di tale consesso. Ricoprirà anche il ruolo di Presidente dell'Accademia Pontaniana nel 1944, che l'aveva eletta membro già nel 1905 e presso la quale resterà come Presidente Onorario fino al 1952. Fu molto legata a Benedetto Croce; insieme ricostruirono la Pontaniana, dopo la soppressione dell'Accademia nel periodo fascista. A lei si deve il sia pur parziale salvataggio delle biblioteche ed istituti universitari e delle Accademie di via Mezzocannone dalla distruzione operata dai tedeschi in ritirata. Continuerà a frequentare l'Istituto Chimico fin quasi alla fine avvenuta nel 1960.
Agostino Oglialoro-Todaro (1847-1923)
Marussia Bakunin (1873-1960)
Meno rilevante dal punto di vista della ricerca, ma molto più da un punto di vista politico, di politica universitaria riguardante l'organizzazione della ricerca scientifica di base e applicata, della ricerca industriale, e di politica economica tout court, l'attività di Francesco Giordani, suo allievo prediletto. Giordani si inserisce inizialmente nei lavori di Chimica Organica di Oglialoro e della Bakunin, ma presto incomincia ad interessarsi di Chimica Fisica ed, in particolare, di Elettrochimica. Questi insegnamenti, all'epoca in pieno sviluppo all'estero ed anche in Italia, erano stati portati a Napoli da Oscar Scarpa, un ricercatore laureato in Fisica a Torino e diplomato presso la Scuola Superiore di Elettrochimica del Politecnico di Torino, fondata e diretta da Arturo Miolati, uno dei pionieri degli studi di Elettrochimica in Italia. A Napoli Oscar Scarpa ebbe l'incarico del corso e la direzione del laboratorio di Elettrochimica della Scuola Superiore Politecnica fino al 1917 ed insegnò Chimica Fisica dal 1909 al 1917 nella Facoltà di Scienze dell'Università di Napoli. Quando Scarpa nel 1917 si trasferisce come professore ordinario prima al Politecnico di Torino e poi a quello di Milano, al suo posto subentra nel 1918 Francesco Giordani, allora ventiduenne.
Al ritiro di Oglialoro dal servizio attivo per raggiunti limiti di età, il suo posto venne occupato da Ferruccio Zambonini (1880-1932), un mineralogista prestato alla Chimica. Romano di origine, Zambonini aveva vinto la cattedra di Mineralogia nel 1909 presso l'Università di Sassari, e si era trasferito all'Università di Palermo nel 1911 e di Torino nel 1913. Vincitore di un secondo concorso a cattedra per la Chimica, fu chiamato a Napoli nel 1923, dove assunse la direzione dell'Istituto Chimico fino al 1932, quando morì a soli cinquantadue anni nel pieno della sua attività. Zambonini fu un acuto ricercatore, noto nel mondo scientifico non solo in Italia ma anche all'estero. Membro dell'Accademia dei Lincei e di diverse altre Accademie italiane e straniere, fu anche un ottimo organizzatore e svolse un'intensa attività istituzionale nell'ambito dell'Ateneo napoletano, di cui fu Rettore per due mandati (1923-1925 e 1930-1932). La sua attività scientifica si sposta decisamente nel campo inorganico-chimico fisico, e, anche se di ottimo livello, ebbe una impronta di mineralogia strutturale, contribuendo a creare un certo distacco dell'attività scientifica dell'Istituto dai temi più specificamente chimici che erano correntemente sviluppati in ambito nazionale.
Con la prematura scomparsa di Ferruccio Zambonini, sulla cattedra di Chimica generale venne chiamato nel 1932 Francesco Giordani, che assunse anche la direzione dell'Istituto Chimico, dove resterà per circa un trentennio fino alla sua fine nel Gennaio del 1961. Giordani manterrà ancora per incarico la direzione dell'Istituto di Elettrochimica, che faceva parte della Facoltà di Ingegneria con sede nell'edificio di via Mezzocannone 4, e che lascerà solo nel 1937 quando sarà sostituito dal suo allievo Mario M. Jacopetti (1904-1963). Quando prende in mano le sorti dell'Istituto Chimico, Giordani aveva da tempo avviato un'attività di ricerca di carattere eminentemente applicativo, fortemente integrata nell'ambito della politica autarchica del regime fascista, con particolare riferimento alla produzione del cloro per via elettrochimica e della cellulosa a partire da materie povere (sparto libico, paglia…). Ben più importante la sua attività nel campo delle attività industriali del paese alla guida dell'Istituto della Ricostruzione Industriale (IRI), e di altri Enti pubblici; essi divennero il fulcro dell'intervento pubblico nell'economia italiana nel dopoguerra e furono tra i protagonisti del "miracolo" italiano. Giordani svolse però un ruolo importante anche nel campo della organizzazione della ricerca, e della cultura in qualità di Presidente, in più riprese, del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell'Accademia dei Lincei. Fu tra i principali coordinatori della politica di sviluppo in Italia dell'energia nucleare per usi pacifici ed uno dei tre saggi europei designati per la stesura del progetto EURATOM.
L'attività "politica" di Giordani finì per condizionare in negativo lo sviluppo della ricerca scientifica nell'Istituto; tuttavia alcuni aspetti didattici e di ricerca furono da lui promossi per allineare l'attività dell'Istituto a quelli della chimica nazionale. Curò in prima persona gli studi di Elettrochimica e dei processi corrosivi, poi condotti da Jacopetti; stimolò la messa a punto della sistematica dell'analisi qualitativa, sviluppata da Silvia Restaino (1899-1984), che per oltre un trentennio tenne il corso di Chimica Analitica e, con il suo testo Teoria e pratica dell'analisi chimica semimicroqualitativa, fece scoprire in laboratorio a diverse generazioni di studenti gli intriganti fenomeni del mondo chimico; stimolò anche gli studi di cinetica di reazioni in fase gassosa e in soluzione di Ugo Beretta (1902-1959), diventato ordinario di Chimica Fisica nel 1937 e direttore dell'Istituto di Chimica Fisica di nuova istituzione.
Francesco Giordani (1896 -1961)
Francesco Giordani (quadro di autore ignoto presso il Dipartimento di Scienze Chimiche)
La presenza di Giordani fu anche importante per l'acquisizione da parte dell'Istituto di varie apparecchiature scientifiche di provenienza ARAR (Azienda Recupero Alienazione Residuati), un Ente che aveva anche avuto la gestione dello smistamento in Italia delle apparecchiature scientifiche nell'ambito del European Recovery Program (ERP), noto anche come piano Marshall. Per questa via arrivarono, già pochi anni dopo la fine della guerra, attrezzature per la ricerca nel campo dell'elettrochimica, un diffrattometro di raggi X per polveri, spettroscopi, e nel 1953 il microscopio elettronico EM100, uno dei primi installati in Italia. Durante la sua direzione Giordani curò direttamente l'espansione della Biblioteca dell'Istituto, che divenne un importante punto di riferimento per gli operatori nel campo chimico dell'Italia centro-meridionale. Nella foto di gruppo, scattata nel 1935 nell'Istituto Chimico, sono riconoscibili, oltre a Bakunin (1) e Giordani (2), Silvia Restaino (3), Giovanni Malquori (4) professore di Chimica Farmaceutica e poi di Chimica Industriale, Ugo Beretta (5) che diventerà ordinario di Chimica Fisica, Mario Jacopetti (6) che succederà a Giordani nella cattedra e direzione dell'Istituto di Elettrochimica.
L'importanza di Marussia Bakunin e Francesco Giordani, anche per quanto riguarda gli aspetti sociali e culturali della città di Napoli, è evidenziata dal fatto che il Comune di Napoli ha dedicato loro due vie nella toponomastica della città.
L'evento forse più significativo degli anni del primo dopoguerra riguarda la nomina nel 1948 di Luigi Panizzi (1909-1988), quale titolare della cattedra di Chimica Organica, resa disponibile dal ritiro di Marussia Bakunin. Con l'arrivo di Panizzi venne creato l'Istituto di Chimica Organica, che fu ospitato nell'edificio in via Leopoldo Rodinò, sede della Facoltà di Farmacia.
Da quel momento l'Istituto di Chimica organica e gli Istituti chimici di via Mezzocannone 4 si svilupperanno in modo del tutto separato per riunirsi solo di recente nel 2015, quando confluiranno nel Dipartimento di Scienze Chimiche. Panizzi resterà a Napoli quattro anni e vi sviluppa una intensa attività di ricerca nell'ambito della chimica delle sostanze naturali, che proseguirà con successo presso l'Università La Sapienza di Roma, dove si trasferisce nel 1952. La linea di ricerca sarà poi perseguita a lungo dai suoi allievi che lo avevano seguito a Roma e che ritorneranno in seguito a Napoli. A sostituire Panizzi arriva da Firenze Giovanni Speroni (1910-1984), un ricercatore interessato non solo alla sintesi delle sostanze organiche, ma anche allo studio delle loro proprietà fisiche. A Napoli Speroni sviluppa una stretta collaborazione con giovani ricercatori che si stavano specializzando nei moderni metodi della spettroscopia molecolare, della chimica teorica e della chimica strutturale quali Salvatore Califano e Giuseppe del Re. Speroni introdusse nel suo corso alcuni cenni di questi metodi, rimasti fino ad allora trascurati nella didattica chimica napoletana, facendo conoscere agli studenti alcuni capitoli del libro Il legame chimico, con cui Linus Pauling aveva rivoluzionato l'approccio alla didattica chimica. A sottolineare la complessità della sua personalità, va ricordato che Speroni fu un grande cultore di musica ed ebbe sempre una passione per le opere d'arte, al cui studio applicò le sue competenze di chimico, specialmente dopo il ritorno a Firenze nel 1957, dove intervenne fattivamente al recupero del patrimonio pittorico sommerso nell'alluvione del 1966.
Al posto di Speroni, nel 1958 ritorna a Napoli Rodolfo Nicolaus (1920-2008), che aveva iniziato la sua attività di ricerca come assistente della Bakunin e aveva seguito Panizzi nel suo trasferimento a Roma. Nicolaus porta a Napoli l'attività di ricerca, iniziata nel periodo romano, sulla chimica dei composti pirrolici: lo studio delle melanine verrà sviluppato per oltre un cinquantennio attraverso una successione di indagini, volte alla conoscenza delle proprietà e struttura di questo complesso sistema.
Gli anni del rinnovamento – L'arrivo di Nicolaus sulla cattedra di Chimica Organica è il primo degli eventi che, nel giro di pochissimi anni, cambiano radicalmente gli orizzonti culturali della Chimica a Napoli. Nel 1959 muore Ugo Beretta e la direzione dell'istituto di Chimica Fisica viene conferita per incarico a Liliana Jannelli (1921-1992), che nel 1960, in seguito a concorso, diventa ordinario di Chimica Fisica e si trasferisce presso l'Università di Bari. Nello stesso anno, e su proposta di Giordani ormai gravemente malato, la Facoltà di Scienze chiama a ricoprire la cattedra di Chimica Fisica Alfonso Maria Liquori (1926-2000), già professore di Chimica Generale presso l'Università di Bari. Appena trentaquattrenne, Liquori ha già una solida fama di scienziato. In contatto con prestigiosi centri di ricerca europei e americani aveva avviato, subito dopo la laurea, un'attività di ricerca nel campo di una disciplina emergente, la biologia strutturale, che, iniziata negli anni trenta del Novecento essenzialmente nei laboratori statunitensi ed inglesi, era rimasta un po' ai margini della scienza nell'Europa continentale per le note vicende politiche che l'avevano coinvolta.
Qualche mese dopo il suo arrivo a Napoli, nel Gennaio del 1961, muore Francesco Giordani; negli ultimi mesi di vita aveva dovuto presentare, per motivi di salute, le dimissioni da Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e da Presidente dell'Accademia dei Lincei. Con la sua morte e quella di Marussia Bakunin, avvenuta nell'aprile dell'anno precedente, si chiude definitivamente una lunga stagione della chimica napoletana di grande prestigio sul piano politico e culturale in senso lato, che aveva lasciato, tuttavia, gli Istituti di Mezzocannone 4 in una posizione defilata rispetto all'ambiente scientifico nazionale. In realtà, nuove ed importanti prospettive di ricerca si stavano profilando con Salvatore Califano (1931) nel campo della Spettroscopia molecolare, di Roberto Moccia (1931) in quello della Chimica teorica, di Paolo Giordano Orsini (1926-1996) nel campo dei Materiali, e di Vincenzo Vitagliano (1929) nella termodinamica delle soluzioni e dei processi diffusivi, ma nell'insieme mancava una linea di ricerca di ampio respiro. Con l'aiuto di Nicolaus, Liquori avvia un forte ricambio generazionale con la chiamata nel 1961 di Arnaldo Liberti (1917-2000) sulla cattedra di Chimica Analitica e di Paolo Corradini (1930-2006) su quella di Chimica Generale. Liberti è uno dei pionieri della gascromatografia per l'analisi degli olii essenziali e per la determinazione di elementi in traccia presenti in matrice complesse. Corradini ha solo trentuno anni quando viene a Napoli; precedentemente a Milano aveva fatto parte del gruppo di ricerca creato da Natta, contribuendo in maniera determinante alla comprensione su basi strutturali delle proprietà meccaniche dei polimeri stereoregolari, per cui Natta avrebbe ricevuto il premio Nobel nel 1963. Con i nuovi professori ordinari si registra l'arrivo di una folta schiera di giovani ricercatori favorito dall'aumento dei posti in organico. Nel contempo, con la scomparsa dei professori del vecchio gruppo dirigenziale, alcuni dei docenti che erano cresciuti presso la loro scuola lasciano in tempi diversi l'Istituto: Jannelli va a Bari, Califano a Padova e poi a Firenze, Moccia a Pisa, Giordano Orsini alla Facoltà di Ingegneria e successivamente a Trento, Raffaele Caramazza (1924-2010) a Bari, Restaino in quiescenza nel 1969 per limiti di età, Raffaele Bonifazi nella scuola secondaria, Giorgio Daniele nell'industria.
Come primo atto innovativo venne istituito nel 1961 l'Istituto Chimico policattedra, che avrà Liquori come primo Direttore, con un unico bilancio e fondo di dotazione e con un'unica biblioteca, al posto dei singoli Istituti che di norma venivano creati per ogni nuovo professore ordinario. Liquori sarà uno dei promotori di quella importante stagione scientifica che, agli inizi degli anni sessanta, porterà Napoli ed in particolare la Chimica napoletana all'attenzione del mondo scientifico internazionale. In quegli anni entrano progressivamente a far parte dell'Istituto Chimico altri professori ordinari, che ampliano vieppiù gli interessi scientifici dell'Istituto. Nel 1965 viene chiamato, sulla cattedra di Chimica delle Sostanze naturali, Alessandro Ballio (1921-2014) che introduce una vigorosa linea di ricerca nell'ambito della Biochimica. La ricerca di Istituto si amplia ulteriormente con l'arrivo nel 1967 di Gennaro Volpicelli (1933), che organizza un gruppo di ricerca sui processi dell'industria chimica. Infine, Giuseppe Del Re (1932-2009), chiamato nel 1969 sulla cattedra di Chimica Teorica, inizia una fruttuosa linea di ricerca in questa disciplina, in cui aveva già dato importanti contributi Roberto Moccia a cavallo degli anni sessanta. Con il trasferimento di Liquori e, poco dopo, di Liberti all'Università di Roma, altri posti si rendono disponibili e permettono la chiamata di Alberto Ripamonti (1930) sulla cattedra di Strutturistica Chimica e di Pietro Bucci (1932-1994) su quella di Chimica Fisica. Entrambi restano, tuttavia, per un periodo relativamente breve: Ripamonti si trasferisce all'Università di Bologna e Bucci va a Cosenza per fondare l'Università della Calabria.
Un simile, rapido allargamento delle competenze scientifiche e di ricerca si verifica anche nell'Istituto di Chimica Organica, che nel 1964 vede l'arrivo di Lorenzo Mangoni (1932), un altro allievo di Panizzi, che Mangoni aveva seguito a Roma quando era ancora studente di Chimica a Napoli. Mangoni svolgerà un ruolo di primo piano nella politica dell'Università di Napoli e della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, di cui sarà a lungo Preside dal 1979 al 1993, in un periodo di grosse trasformazioni nella didattica della Facoltà. Con il trasferimento a Napoli di Nicolaus e Mangoni, una folta schiera di giovani ricercatori fu inserita nell'attività scientifica e didattica dell'Istituto, ma l'improvviso aumento di organico creò seri problemi logistici nella sede angusta di via Rodinò. Nel 1970 l'Istituto ottiene la disponibilità dei locali resi liberi dallo spostamento della Facoltà di Ingegneria nel nuovo edificio di Piazzale Tecchio a Fuorigrotta, e si trasferisce in via Mezzocannone 16. Grazie anche alla maggiore ampiezza degli spazi disponibili nella nuova sede, fu possibile avviare nella seconda metà degli anni sessanta una politica di sviluppo che portò ad un ulteriore allargamento degli orizzonti culturali dell'Istituto, che aprì decisamente le porte alla ricerca nel campo delle proteine ed, in generale, delle molecole di interesse biologico.
Questa politica si concretizzò con l'arrivo di Enzo Leone (1917-1984), chiamato sulla cattedra di Chimica Biologica, e del suo gruppo, e con il successivo trasferimento del gruppo di Ballio dall'Istituto Chimico, richiamato, tra l'altro, da una maggiore disponibilità di spazi nell'edificio di via Mezzocannone 16. A sottolineare questo importante cambiamento, l'Istituto modifica il nome in Istituto di Chimica Organica e Biologica. Come per l'Istituto Chimico, si assiste anche ad un sostenuto turnover facilitato, da una parte, dall'apertura di nuovi laboratori nell'ambito dell'Area della Ricerca del CNR, che si stava sviluppando nel comprensorio di Arco Felice, dall'altra, dall'attivazione di nuovi corsi di discipline chimiche presso la Facoltà di Agraria e, specialmente, di Farmacia, dove un consistente gruppo di ricercatori si sposterà alla fine degli anni Settanta.
Il rapido aumento, che si registra in quegli anni, delle persone che a vario titolo frequentavano i due Istituti è evidenziato dalle due Tabelle, che si riferiscono rispettivamente agli anni accademici 59-60 e 72-73, ricostruite dai dati riportati nei corrispondenti annuari dell'Università Federico II: nel giro di tredici anni il numero di afferenti agli Istituti è circa quadruplicato. Questo considerevole aumento comunque è in linea con il tumultuoso sviluppo delle Università italiane, che nel giro di pochi anni avevano visto, da una parte, più che triplicare il numero degli studenti, dall'altra, una più estesa e specializzata offerta didattica. Questo cambiamento ebbe come diretta conseguenza un notevole abbassamento dell'età media dei ricercatori, che catalizzò intensi rapporti con laboratori esteri; venne favorito in tal modo lo sviluppo di numerose, nuove linee di ricerca che avrebbero caratterizzato per molti anni l'attività scientifica degli Istituti e poi Dipartimenti, e di cui saranno protagonisti molti dei docenti che compaiono nella Tabella. Nel decennio successivo, alcuni di questi docenti passeranno nel ruolo di professori ordinari, o per concorso diretto, o attraverso la transiente figura di professori aggregati; altri diventeranno stabilizzati nel ruolo di professori incaricati, ed infine, agli inizi degli anni ottanta, assistenti e professori incaricati stabilizzati passeranno, previo un giudizio di idoneità, nella fascia di professori associati, istituita con il DPR. 382 del 1980. Molti docenti che compaiono nella Tabella per l'anno accademico 1972-73 resteranno attivi fino alle soglie del duemila e oltre; tra di loro, Enzo Vitagliano, l'unico già presente nella Tabella per l'anno accademico 1959-60.
Nell'ultima Tabella di questa breve storia è riportata una lista dei Direttori che si sono susseguiti a partire dalla prima istituzione nel 1862.
Col tempo si aggiungeranno altri docenti che rinnovano le vecchie linee di ricerca e ne introducono di nuove. Ma questa è storia più recente. Nel 2000, con il completamento delle strutture nella nuova sede dell'Università a Monte Sant'Angelo, i due Dipartimenti vi si trasferiscono. Il Dipartimento di Chimica Organica e Biologica perde nel trasferimento la componente più specificatamente biologica e cambia nome in Dipartimento di Chimica Organica e Biochimica. Infine, nel 2012, i due Dipartimenti si riuniranno nel Dipartimento di Scienze Chimiche.
Anno Accademico 1959-1960
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Istituto di Chimica Generale ed Inorganica Direttore Giordani Francesco
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Istituto di Chimica Fisica
Direttore Inc. Jannelli Liliana |
Istituto di Chimica Organica
Direttore Nicolaus Rodolfo |
Giordani Francesco PO Bonifazi Raffaele PI Restaino Silvia Aiuto PI Caramazza Raffaele " Giordano Orsini Paolo " Capaldi Leonardo AO PI Daniele Giorgio " Califano Salvatore AO Moccia Roberto " Fogliano Amedeo AS Profeta Giuseppe AI
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Jannelli Liliana Aiuto PI Vitagliano Vincenzo AO PI Marchese Bernardo AI Punzi Vincenzo AS
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Nicolaus Rodolfo PO Scarpati Rachele Aiuto PI Piattelli Mario AO Scardi Vincenzo AV PI Castagno Franco AS Dovinola Vincenzo "
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PO: professore ordinario; PS: professore straordinario; PI: professore incaricato; AO: assistente ordinario; Aiuto: AO con qualifica di aiuto; AI: assistente incaricato; AS: assistente straordinario; AV: assistente volontario |
Anno Accademico 1972-1973
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Istituto Chimico Direttore Pajaro Gastone |
Istituto di Chimica Organica Direttore Leone Vincenzo |
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Chimica Generale Corradini Paolo PO Ganis Paolo PS Panunzi Achille Aiuto PI Pedone Carlo " Avitabile Gustavo AO PI Benedetti Ettore " Di Lauro Carlo " Paolillo Livio " Petraccone Vittorio " Sirigu Augusto " Temussi Piero Andrea " De Renzi Augusto AO Vitagliano Aldo " Romano Vincenzo AI Bonifazi Raffaele PI Ciferri Alberto " Lepore Ugo " Martuscelli Ezio "
Chimica Analitica Ciavatta Liberato PS Grimaldi Maria AO PI Nota Giorgio " Ferri Diego Raffaele AI PI Palombari Roberto PI Fazzari Valeria AV
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Chimica Fisica Bucci Pietro PO Ripamonti Alberto " Vitagliano Vincenzo Aiuto PI Barone Guido AO PI Giordano Federico " Mazzarella Lelio " Salerno Lucia Costantino " Capasso Sante AO Sartorio Roberto AI Russo Orlando "
Chimica Teorica Del Re Giuseppe PO
Chimica Industriale Volpicelli Gennaro PO Ciambelli Paolo AO PI Capaldi Leonardo PI Maselli Silvano " Raso Giulio " Russo Gennaro " Saccone Lorenzo " Saracini Lucio " Valentino Raffaele "
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Chimica Organica Mangoni Lorenzo PO Nicolaus Rodolfo " Scarpati Rachele PS Fattorusso Ernesto Aiuto PI Caputo Romualdo " Adinolfi Matteo AO PI Laonigro Guglielmo " Magno Silvana " Monaco Pietro " Prota Giuseppe " Santacroce Ciro " Scherillo Giulia " Sica Donato " Graziano M. Liliana AV PI Dovinola Vincenzo PI Minale Luigi " Bolognese Bruni Adele AO Monaco Pietro " Parrilli Michelangelo " Cimino Guido AV
Chimica Biologica Leone Vincenzo PO Libonati Massimo " D'Alessio Giuseppe AO PI Farina Benedetta " Giuditta Antonio PI Iaccarino Maurizio " Parente Augusto AI
Chimica delle sostanze naturali Ballio Alessandro PO Scardi Vincenzo " Buonocore Vinecenzo AO PI Marino Gennaro " De Rosa Massimo PI Randazzo Giacomino " Volpe Pietro " |
Ricercatori operanti nei due Dipartimenti con la qualifica di Ricercatori del CNR, o borsisti, o afferenti ad altri Istituti della Federico II Barone Gaspare Castronuovo Giuseppina Elia Vittorio Maglio Giovanni Palumbo Giovanni Palumbo Rosario Previtera Lucio Puliti Raffaella
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PO: professore ordinario; PS: professore straordinario; PI: professore incaricato; AO: assistente ordinario; Aiuto: AO con qualifica di aiuto; AI: assistente incaricato; AS: assistente straordinario; AV: assistente volontario |
Direttori |
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Istituto di Chimica Generale e Inorganica dal 1861 |
Istituto di Chimica Fisica dal 1942 |
Istituto di Chimica Organica dal 1948 |
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Sebastiano De Luca 1861-1880 Agostino Oglialoro Todaro 1881-1922 Ferruccio Zambonini 1923-1932 Francesco Giordani 1932-1961 (dal 1937 fino al 1942 l'Istituto prende la denominazione di Istituto di Chimica Generale ed Inorganica e di Chimica Fisica) |
Ugo Beretta 1942-1958 Liliana Jannelli (incaricata) 1958-1960 Alfonso M. Liquori 1960-1961 |
Luigi Panizzi 1948- 1952 Giovanni Speroni 1953-1957 Rodolfo Nicolaus 1958- 1965 Lorenzo Mangoni 1965-1972 Leone Vincenzo 1972-1975 Lorenzo Mangoni 1975-1978 |
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Istituto Chimico dal 1961 |
Istituto di Chimica Organica Biologica dal 1979 |
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Alfonso M. Liquori 1961-1963 Arnaldo Liberti 1963-1966 Alessandro Ballio 1966-1969 Paolo Corradini 1969-1972 Gastone Paiaro 1972-1974 Paolo Corradini 1974-1976 Ettore Benedetti 1976-1979 fino al 8/1/79 Achille Panunzi 1979-1979 fino al 29/3/79 Vincenzo Vitagliano 1980-1980 dal 14/4/80 fino al 31/10/80 Livio Paolillo 1980-1984 fino al 1/ 1/84 |
Giuseppe D'Alessio 1979-1980 dal 7/1/79 Romualdo Caputo 1980-1982 fino al 15/11/82 Ciro Santacroce 1983-1984 dal 17/12/83 fino al 1/1/84 |
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Dipartimento di Chimica dal 1/1/1984 |
Dipartimento di Chimica Organica Biologica dal 1/1/1984 |
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Carlo Pedone 1984-1985 fino al 31/12/85 Augusto Sirigu 1986-1987 fino al 15/10/87 Lelio Mazzarella 1987-1990 dal 16/10/87 Livio Paolillo 1990-1995 dal 1/11/90 Michele Vacatello 1995-1998 Livio Paolillo 1998-2002 Vincenzo Pavone 2002-2008 Claudio De Rosa 2008-2011 |
Ciro Santacroce 1984-1985 fino al 15/2/85 Giuseppe D'Alessio 1985-1990 Donato Sica 1990-1993 Giuseppe D'Alessio 1993–2000 |
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Dipartimento di Chimica Organica e Biochimica dal 1/1/2000 |
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Giovanni Palumbo 2000-2006 dal 1/1/2000 Giovanni Sannia 2007-2014 dal 1/1/2007 |
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Dipartimento di Scienze Chimiche dal 2012
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De Rosa Claudio 2012-2014 Rosa Lanzetta 2015-2021 Luigi Paduano 2022-...
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